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  • Immagine del redattoreRiccardo Mezzatesta

61: FARA FILIORUM PETRI, LE FARCHIE, E IL CONTAPASSI

Aggiornamento: 3 feb 2023


"Sì accendono alle 3 di oggi pomeriggio le Farchie a Fara Filiorum Petri."


Questo messaggio compare sul mio contapassi vibrante, che ho comprato per dare retta alla Dietologa e che ho scioccamente collegato al cellulare. Così per ogni minchiata, adesso vibra, anche quando sono a lavoro.

Nuovo messaggio WhatsApp? Vibra. Il meteo sta cambiando? Vibra. Nuovo film su Batman? Vibra.


La notizia delle Farchie però mi interessa. Sto scoprendo che sono diffusi i riti del fuoco, qui in Abruzzo, ma non ne ho ancora visto uno.


Dico ad un'amica locale che vado a Fara Filiorum Petri.


"Per il pane? Lì lo fanno buonissimo."


"Adesso anche per quello." rispondo.


Dopo il lavoro inforco la mia Fiesta grigia, imposto Fara Filiorum Petri (che mi sembra uno scioglilingua) nel cellulare che ha poca batteria per l'andata e decisamente troppo poca per il ritorno. Ma un Esploratore non si fa certo scoraggiare da così poco.


La strada per Fara Filiorum Petri (tutti e trentatré trotterellando) è veramente ben tenuta, molto meglio delle strade del mio Lazio natio, quasi ai livelli della Lombardia patria acquisita. Ma se nell'hinterland milanese le strade sono piatte e le uniche curve sono le onnipresenti rotonde, qua è tutto un salire e un curvarsi su montagne o premontagne. Arrivo a Guardiagrele, a Casoli, spegnendo lo schermo del cellulare e affidandomi solo ai vocali di Google Maps per risparmiare batteria. Il che non aiuta con le curve.


Cinquanta minuti e cento milioni di virate dopo sono a Fara Filiorum Petri (contro tre tigri).


Per la precisione sono al parcheggio sotto le mura, con una lunga scalinata in ferro per salire.



Sarà contenta la dietologa quando controlla il contapassi, penso.


Mi arrampico e da una porta in pietra arrivo al centro del paese. Questa insegna del bar mi convince di essere almeno nel paese giusto.


Il fatto che non ci sia un'anima mi induce però a ritenere di essere nella location sbagliata. Poi un signore col cappello arriva e mi chiede dove si trova una strada specifica. Per la legge universale gli spiego che non sono del paese, e gli contro-chiedo dove sono le Farchie.

"Eh" mi fa "devi scendere giù, e poi salire."


Stupido io a non averci pensato: è tipo l'indicazione universale, in Abruzzo.


Chiedo ulteriori indicazioni ad un ragazzo con la coda che ammira il panorama.


"Scusa, è questa la direzione per le Farchie?"


"No, devi andare di là. Comunque ormai sono quasi finite. Le hanno accese oggi pomeriggio alle 3."


QUASI FINITE!?!? PANICO. Corro per la strada che credo essere giusta, e varie persone che vanno nella direzione opposta mi rincuorano e mi terrorizzano al tempo stesso. Un passante dice "Se non l'hai mai viste son belle, altrimenti tutti gli anni sono la stessa cosa."


Finalmente arrivo ad un grande spiazzo. E non so come fossero alle 3, ma - e perdonatemi il francese - non sono "quasi finite" per un cazzo.




Scopro quindi che le "Farchie" sono queste colonne di canne intrecciate, chiuse da bastoni bagnati per renderli flessibili e annodati. Ogni contrada (ce ne sono 15) le prepara, le più vicine le portano a spalla, dodici alla volta e dandosi il cambio; le contrade più lontane le portano con il trattore. Il tutto in onore di Sant'Antonio, che nel 1799 ha incendiato il bosco che circondava Fara Filiorum Petri (la capra crepa) impedendo all'esercito francese di conquistarla.


L'Esploratore che è in me pensa "Bellissimo". Il Milanese: "Figa, questa cosa non è mica tanto a norma!"


La gente passa infatti tra queste colonne dalle punte incendiate, che perdono lapilli e pezzi infuocati. Inoltre siamo abbastanza vicini al cimitero e ai suoi alberi. Ci sono i vigili e tutto, ma comunque.


L'atmosfera è però fantastica. Si balla, si cantano canzoni a Sant'Antonio ("nero, nero") e ultra-volgari ("Tirati giù la camicia, tirati su le mutande / Fammi vedere le gambe quando la mamma non c'è"), si suona la fisarmonica. Un fisarmonicista esclama "Io sono orgogliosamente albanese!": grida di approvazione.



Gira un tizio con l'attrezzo per dare il ramato sulla schiena, ma lo usa per riempire di vino il bicchiere dei presenti: il vino è offerto dalle contrade. Io comincio a sentire il bisogno di "fare fondo", ma intorno ci sono solo paninari e porchettari che la mia dietologa disapproverebbe. Vedo poi un piccolo stand che in cambio di una donazione ti da una pagnotta del famoso pane e un'immagine di Sant'Antonio.


Affamato e ateo, lascio una donazione ma prendo solo il pane.



Ad un certo punto una Farchia viene buttata giù, e i tizi della contrada cominciano a tagliarla con una sega a due, dandosi il cambio e tirando grosse pacche e pugni a chi sta segando in quel momento; il che non gli rende il compito più facile. Chiedo e mi rispondono che la parte incendiata viene lasciata lì a bruciare, la parte "salvata" viene riportata alla contrada verso mezzanotte, dove continua la festa.

"Ricca'!" sento chiamare. Mi giro, e c'è Saretta 7millimetri e il Chitarrista Depresso, con cui ho fatto varie serate al pubbetto.

"Ma sei venuto a vedere le Farchie?" mi fa Saretta 7mm.

"Eh sì."

"Ma come?"

"... con la macchina?"

"Ma da solo?"

"Sì."

"Che fregn'!" dichiara.


Saretta 7mm sparisce un minuto e torna con tre bicchieri di vino: per trovare da bere sarà come un cane da tartufo per il resto della serata. Re-incontrerà anche mille persone, conosciute credo in situazioni improbabili, è un po' come andare in giro con il Papa degli alternativi. Il Chitarrista Depresso, che contrariamente al suo nome è un'animale da serata, fa amicizia facile con ragazzini locali, cerca di unire la sua chitarra e voce ai canti sconci ("Non mi toccare le gambe quando la mamma ci vede / Ti farò cenno col piede quando la mamma non c'è"), ci prova palesemente con una tipa con cui non c'è storia anche perché, se ho capito bene, ha il ragazzo a fianco.


Vediamo anche uno con quello strumento fatto di un tamburo e un bastone che fa su e giù, strumento che sembra onnipresente in mezza Italia (al mio paese nel Lazio lo chiamano "Pitifò", alla fiera del peperone di Altino mi diedero un altro nome, eccetera).


Lui gira gli occhi: è la centesima volta che glielo chiedono.


"Si chiama Urra Urra." Risponde.


Saretta 7mm dice che lo ha trovato anche in Finlandia, ma lì il bastone lo bagnavano con il burro.


"Per forza" fa il suonatore "nasce dallo strumento agricolo per fare il burro".


Mi esplode il cervello: da tempo mi chiedevo come fosse uscito fuori il Pitifò - scusate Urra Urra. Visto che il tipo ne sà inizio a parlarci del fatto che le Farchie saranno nate pure nel 1700, ma sembrano proprio un rito pagano di morte e risurrezione (sarà un caso, ma celebrato di fronte al cimitero), un invocare un ritorno del sole e della fecondità della terra.


"Eh" mi fa lui "Specie se consideri che le Farchie sono dei grossi cazzi con la punta rossa e infuocata."


BUM! Mi riesplode il cervello per la seconda volta. Non ci avevo minimamente pensato. Sono proprio un'anima semplice.


Mentre mi faccio queste seghe mentali Saretta 7mm e il Chitarrista Depresso hanno rimediato inviti in varie contrade, tanto che alla fine ci incamminiamo a caso (naturalmente, in salita). Ci fermiamo ad un paninaro dove cedo, mi faccio un hamburger e prendo qualche birra, per ringraziare i miei compagni di tutto il vino che hanno procurato.


Lì incontriamo dei pugliesi, tra cui Stefania incazzata come una iena: pare che li hanno fatti salire su un carro, poi gli hanno detto "voi scendete qui". Non li hanno portati alla contrada e li hanno mezzi lasciati in mezzo al nulla. Il Sardo che è in me (sì c'è, da parte di madre, è piccolo, ma c'è; sì, è pieno di gente, dentro di me) il Sardo che è in me inorridisce e dichiara la superiorità dell'ospitalità sarda sull'ospitalità abruzzese. Che è una cosa pericolosa da declamare ripetutamente, quando sei in un paesino abruzzese e sei un po' alticcio.


Comunque dopo un po' il Chitarrista Depresso sfodera l'acustica e ci mettiamo a cantare a squarciagola con i pugliesi davanti al paninaro, e decidiamo infine di andare insieme in centro, la contrada più vicina.


In piazza c'è un fuoco grande, gente, musica, ti offrono dolci e ancora da bere. Balliamo con ragazzi e ragazze mai viste e ci divertiamo un mondo. Ma è pur sempre mezzo della settimana, e devo tornare. Saluto Sara 7mm e il Chitarrista Depresso e vado verso casa. Cioè verso le scale di ferro sulle mura.


Il cellulare è ormai quasi morto, ma confido nella buona segnaletica verso Lanciano.


Il contapassi? Tra tutti questi su e giù è esploso.




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Aita Mari

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