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  • Immagine del redattoreRiccardo Mezzatesta

62: Un Ateo (a Lanciano)

Aggiornamento: 3 mar 2023



Quando mia sorella mi ha chiamato per chiedermi, emozionata, se volessi fare il padrino di mia nipote, seguì un silenzio di disagio.

"..."

"..."

"Farde', ci sei?" (mi chiama "fardello" invece che "fratello".)

"Sì ci sono, ma sei sicura? Ma non possiamo fare come i primi Cristiani che si battezzavano da adulti?"


Chiesi del tempo per pensarci, e mia sorella ci rimase, naturalmente, malissimo. Io però ero in quel periodo membro attivo della sezione Milanese dell'Unione Atei Agnostici e Razionalisti (UAAR per gli amici) e sul punto di sbattezzarmi. Seguirono settimane in cui il mio senso di coerenza si scontrò con l'affetto per mia sorella e mia nipote. Vinse il secondo, divenni il Padrino (inserire colonna sonora di Nino Rota) ma mi consolai dicendomi che, per la Chiesa Cattolica, il padrino è "il responsabile della crescita spirituale del battezzato" (inserire risata malvagia).


Questo per spiegarvi perché trovo ironico che la vita mi abbia portato a Lanciano, cattolicissima, sede di un miracolo eucaristico oggetto di turismo internazionale (in piazza mi hanno chiesto indicazioni russi e brasiliani, mentre bevevo un caffè e discutevo delle origini delle sise delle monache con la cameriera). Con, inoltre, un secondo miracolo per accompagnamento e non so se contare il ritrovamento della Madonna de lu Ponte come terzo. Più un ragazzo in corso di beatificazione, per non farsi mancare niente.


Ogni tanto faccio qualche battuta, ma che Lanciano sia così cattolica non mi dà fastidio. Sono un ateo, mica un coglione. Ho però notato che è il luogo dove la mia convinzione dell'inesistenza di Dio è accolta con più... imbarazzo? sorpresa?


Lasciamo per un attimo da parte Badoglio, che mi dice che "voglio fare l'ateo per sentirmi più intelligente dei credenti". Le due case dove ho vissuto a Lanciano avevano il più alto tasso di santini madonne e gesùcristi per centimetro quadrato che avessi mai visto, Vaticano incluso. La seconda abitazione leggermente meno; in compenso dominava la stanza da letto un crocifisso d'argento, grande la metà dell'originale.


"Quello lo può portare via." dissi al padrone di casa

"No glielo posso lasciare." disse lui, pensando di farmi un piacere. Del resto era un bel crocefisso, e aveva pure un certo valore.

"No lo può portare via tranquillamente." dissi io, cercando di farmi capire.

"No no, glielo lascio, nessun problema."

"Ma guardi lo può portare via."

"Ma no, stia tranquillo, glielo lascio..."

"NON SONO CREDENTE."

"..."

"..."

"Eh" disse giovialmente, dopo qualche secondo di silenzio, "neanche io non che vado tanto a Messa, eh."

Che è la risposta di uno che è stato proprio preso in contropiede.


Quando al matrimonio della collega, ad Altino, dopo essermi mimetizzato abilmente (alzandomi e sedendomi nei momenti giusti, inginocchiandomi persino se necessario) allungai la mano con per il "segno di pace", la collega la guardò come se le stessi porgendo un rettile.


"Riccardo, ma da quanto è che non vai in Chiesa?"

Dal battesimo di mia nipote di sette anni, in effetti, e quindi non sapevo che dal COVID il segno di pace (forse la parte che mi piaceva di più della Messa) era stato sostituito da un ridicolo "ciao ciao" con la manina.


Alzai le spalle alla collega.

"Sono ateo."


"Ma sei proprio ateo ateo?" mi chiese, incredula fuori dalla Chiesa.

"Eh sì."


"Lo so che mi consideri una povera scema perché sono credente" mi disse un'altra collega durante una chiacchierata a mensa, un giorno, così.

Saltai sulla sedia.

"Ma non è assolutamente vero!" esclamai. Ripeto: sono un ateo, non uno stronzo.


La stessa collega mi rivelò, di recente, che ogni tanto prega per me, affinché trovi la fede. L'ho rassicurata che non la sto cercando, ma è una cosa gentile, a suo modo. Persino bella.


Quindi stappost.

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