QUARANTA E TRE: DI EX E RITORNI
- Riccardo Mezzatesta
- 23 ago 2022
- Tempo di lettura: 2 min

Sono stato una settimana con la mia ex.
Ovvero sono tornato a Milano per una settimana.
La mia zia milanese stava vivendo un momento difficile (per usare un eufemismo) e quindi ho mollato tutto e sono partito. Non avendo più una casa, mi ha ospitato lei. E così, fumando sporgendomi dalla sua mansarda, guardo una via qualsiasi di Milano, respiro la sua aria (tossica), e penso "Sa di casa."
Come guardare la tua ex e pensare "Forse un po' ti amo ancora."
E poi sono stato vari mesi al paesello della mia infanzia e adolescenza, nel Viterbese, prima perché mia madre ha avuto anche lei le sue brave disavventure (per usare un altro eufemismo), un po' perché il mio braccio rotto a Lanciano, dove volevo fare tutto da solo, stava peggiorando; e così mio padre e uno zio paesano mi sono venuti a prendere.
Al paesello mi annoio sempre un po', perché i miei amici adolescenziali si sono sparsi tra Roma, Milano e Madrid. Però ho mio padre ("Ti hanno licenziato? Avevo previsto questa eventualità e ho messo da parte dei soldi."), mia madre ("Bravo come sei lo ritrovi subito, un lavoro"), le sigarette salva-vita con mia sorella, le birre con il suo ragazzo, le mie adorate nipotine ("Zio ti abbiamo fatto un disegno perché domani vai via"), e zii e cugini naturali e acquisiti che appena hanno saputo del mio arto fratturato si sono offerti in massa di venirmi a prendere.
Insomma quest'anno ho rimbalzato tra Milano, che è casa, e il paesello, che è casa, e alla fine sono tornato a Lanciano, che è casa.
E per tutto il tempo, nelle ore in macchine, avevo tra le orecchie quel pezzo dei Coma Cose che dice
Non sottovalutare mai il ritorno verso casa, o un posto che chiami tale
Ma che fare quando di case ne hai tre, e i ritorni si moltiplicano?
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