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  • Immagine del redattoreRiccardo Mezzatesta

TRENTA E OTTO: IL BRACCIO ROTTO

Aggiornamento: 4 ago 2022

Sì lo so, a questo punto devo assolutamente parlarne con la mia psicologa, ma son finito al pronto soccorso per la quarta volta in un anno, e stavolta sono riuscito a farmi male forte.


Ma andiamo con ordine.


Tornavo dal pubbetto in bici, e prima che pensiate male ero all'interno del numero di birre consentite dal mio cameriere-guardiano ("Tre" mi dice categorico Matteo, facendo il segno con le dita " poi scatta la ciorva"). Aveva piovuto poco e avevo deciso di tornare a casa prima che piovesse sul serio.


Avevo fame, forse una vaga voglia di hamburger, e passo per il centro, sul marciapiede (ma attento ai pedoni).


Il resto è un'equazione:

sanpietrino reso viscido da poca pioggia

+ curva

+ ruota della bicicletta

= caduta laterale con tutto il peso del mio corpo che si abbatte contro la spalla destra e la mia spalla destra che si abbatte contro il pianeta Terra.


Piove, anche se poco. Io sono a terra, in una posizione da cadavere CSI, la bici un po' più in là, una ruota che ancora gira. Cerco di alzarmi: impossibile, il braccio destro fa troppo male.


Rimango così per un po'.


E poi Lanciano mostra un'altra volta il suo volto migliore.


Si ferma un'auto, è un ragazzo con moglie e bambino piccolo. Chiama l'ambulanza, e aspetta che arrivi. Gli chiedo di legare la bici. Scrive il suo nome sul mio cellulare (poi capirò perché).


Arriva l'ambulanza, mi fanno qualche domanda, mi imbracano e mi caricano. Il tipo non se ne va va finché non mi vede sul lettino, dentro al mezzo di soccorso.


Io penso che non sono mai stato portato via in ambulanza, non ho mai vissuto questa scena da film, tutto mi sembra molto buffo, come se stesse capitando a qualcun altro, e mentre mi portano all'ormai conosciutissimo Pronto Soccorso di Lanciano mi metto a ridacchiare. Avranno sospettato una commozione cerebrale.


Quello che non so, e che ho scoperto dopo, è che il tipo una volta andata l'ambulanza, visto che non aveva capito come legare la bici, aveva mandato avanti moglie e figlio in macchina, e lui si era fatto 7 chilometri, a piedi, sotto la pioggia, per portare la bici nel suo garage ed evitare che me la rubassero. E sottolineo a piedi, perché (ho sempre scoperto dopo) una ruota si era mezza storta con la caduta.


E io? Io nel frattempo sono sballottato di qua e di là su un lettino, nel Pronto Soccorso ("anche questa è un'esperienza nuova" penso, guardando il soffitto grigio) mi fanno controlli, lastre, e alla fine salta fuori che mi sono "solo" rotto la testa dell'omero. Mi infilano quindi un tutore alla bell'e meglio, e mi rispediscono a casa, dicendo di tornare domani perché l'ortopedico non c'è.


Del resto, perché dovrebbe esserci un ortopedico, in un pronto soccorso?


Tra una lastra e l'altra si è fatta l'una, e il cancello dell'ospedale è chiuso. Chiedo al guardiano notturno come faccio a uscire.


"Deve passare sotto la sbarra" mi dice.


Quindi dolorante come se mi avessero lanciato addosso un asteroide, e con un braccio rotto, ballo la lambada sotto la sbarra dell'ospedale. Torno a casa a piedi, sempre sotto quella fottuta pioggia leggera, e casa mia non è proprio vicina. Mi metto a letto e dormo qualche ora, male, non tanto per il dolore ma perché mi devo svegliare alle 8, per tornare lì e farmi visitare dall'ortopedico.


Il giorno dopo ho la prontezza di spirito di chiamare un taxi, e conosco così Ciro, il tassista napoletano che mi accompagnerà ogni volta che dovrò andare da qualche parte nelle successive settimane. E siccome Ciro è molto socievole conosco indirettamente suo figlio, la sua ex-moglie con cui è in causa per la casa, la sua opinione su Napoli e Lanciano, il costo di un'insegna del taxi.


All'ospedale l'ortopedico mi toglie il tutore del giorno prima e me ne mette uno nuovo, una roba piena di fasce da avvolgere intorno al corpo che sembra uscito da un film porno giapponese (quando più avanti comprerò un tutore normale, il venditore specializzato in tutori dichiarerà di non aver mai visto niente del genere). Poi mi dice di fare le lastre in privato che non c'è posto in radiologia, e mi manda al CUP a prenotare la prossima visita di controllo.


Il tipo mi contatta il giorno dopo chiedendomi quando può riportarmi la bici. Gli dico che a) se non ha fretta la vengo a prendere io, quando sono guarito (sapevo che ci avrei messo più di 4 mesi, perché ho le ossa di merda? No, perché è la prima volta che mi rompo sul serio) e gli dico anche b) di cominciare a scegliere un ristorante che gli offro la cena, a lui alla moglie e al pupo. Lui rifiuta categorico, io lo zittisco dittatorialmente.


Dopo qualche giorno mi contatta e mi chiede se la bici è carica, e se può fare un giretto, prima di portarmela ("Ancora! La vengo a prendere io!") perché, dice, non ha mai fatto un giro su una bici elettrica.


"Ma non si era storta una ruota?" chiedo.


Scopro allora che il tipo è un meccanico di precisione, che ha lavorato anche alla Honda, e insomma mi ha pure aggiustato la bicicletta.


"Era una minchiata" si schernisce.


Ecco. Questa è la faccia più bella di Lanciano.




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